Violenza televisiva e subculture dei minori nel meridione

Il problema della violenza in TV è da lungo tempo al centro di dibattiti e di studi su larga scala in molti paesi del mondo. Questa ricerca si è proposta di analizzare il consumo di programmi televisivi violenti da parte di minori tra gli otto e i quattordici anni attraverso un tipo di metodologia ( focus group incentrati sul racconto, la drammatizzazione e interviste in profondità) che ha permesso di definire una linea di lettura del fenomeno maggiormente legata ai vissuti esperienziali dei minori e alle loro etiche locali. Sono state operate alcune necessarie distinzioni tra i diversi tipi di violenza che tendono comunque a influenzarsi reciprocamente, contribuendo a creare un mainstream in cui l’evento violento, reale o rappresentato, è spesso vissuto come uno degli aspetti della quotidianità. Tuttavia, nella fruizione di programmi di fiction violenti emerge nettamente la dimensione del “piacere” che può essere determinante nell’innescare comportamenti imitativi, più che non la rappresentazione di fatti di cronaca violenti che spesso suscitano sentimenti di angoscia e quindi di rifiuto.

Il confronto con genitori e insegnanti, organizzati in focus group di verifica, ha fornito alcune indicazioni che hanno contribuito a ribadire la tesi dei powerfull media , in special modo la TV, e a fare emergere uno degli aspetti più interessanti della ricerca, cioè il maggior rischio di un forte consumo televisivo per i minori della fascia borghese, non “immunizzati”, come quelli della fascia proletaria, dalla violenza reale.

Questa ricerca propone un modo diverso, e soprattutto più articolato, di considerare il rapporto violenza televisiva e minori, senza alcun intento di demonizzare il medium, ma sottolineandone il forte ruolo di “mediazione”, in quanto offre molto spesso ai minori i codici affettivi e cognitivi per “comunicare” con il mondo.

Agata Piromallo Gambardella è ordinario di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa presso l’Università degli studi di Salerno e professore a contratto della stessa disciplina presso l’Università degli studi “S. Orsola Benincasa” di Napoli. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Le sfide della comunicazione , Laterza, Bari-Roma 2001.

Gabriella Paci è ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli studi della Calabria e professore a contratto di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento presso l’Università degli studi “S. Orsola Benincasa” di Napoli. Ha pubblicato: La televisione , Esselibri, Napoli 2000.

Diana Salzano è ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli studi di Salerno. Recentemente ha pubblicato Lo sguardo disancorato. Società globale e comunicazione , Editoriale Scientifica, Napoli 2003.