Droga.

Molti sono oggi gli scritti che si muovono attorno al fenomeno droga; pochi i tentativi di combinare assieme quelli che sono i due aspetti più significativi del discorso: il settore delle generiche teorizzazioni con la realtà ed il lavoro quotidiano.

Da un lato si muove la teoria - più spesso orientata a dimostrarci il fenomeno droga come fatto occasionale - all'interno di un sistema in costante ricerca di equilibrio - e dall'altro la prassi portata a leggere ed esaltare il singolo caso di bisogno. Tentare di riunire assieme questi due momenti in una sintesi di ipotesi di lavoro è lo scopo di questa nostra raccolta di scritti; risultato di un dibattito a più voci e condotta su diversi piani conoscitivi. Nella consapevolezza che la droga va mutando costantemente il suo volto ed anche il tipo di impatto e di colloquio che con essa i soggetti sono portati ad intessere ed a sviluppare.

Alle antiche scelte di fuoriuscita dal sociale che preludevano ad una certa immagine di società altra, ora vieppiù si sostituiscono vaghi percorsi di disordine.

E di qui ovviamente nasce la ricerca di nuove strategie da parte del sociale ed il rilancio di nuove esperienze e condizioni di possibile recupero.

Ma dentro a questo libro sta anche una ipotesi di fondo ed una scelta strategica. L'ipotesi è che il fenomeno droga sempre meno sia il risultato di percorsi più o meno concretamente vissuti, e sempre più invece riguardi momenti di una generica condizione di disordine collettivo.

Dominato da un radicato senso di difficoltà da parte dei singoli a vivere e gestire il sociale in una assenza crescente di riferimenti forti, capaci di ridefinire e valorizzare le singole individualità.

Il disegno strategico lo si vuole invece riferito ad una precisa scelta ideale tesa a valorizzare il rapporto vita l morte. Un confronto non solo inteso come rapporto tra momenti estremi di un quadro biologico, bensì come situazione dentro alla quale i singoli soggetti riescono a ricostruire meccanismi specifici di senso. La vita come riscoperta di se, al di là di ogni sottomissione e patteggiamento con il sociale, e come valorizzazione di una materialità spirituale.