La pace come strumento di guerra. La delegittimazione del pacifismo negli anni della guerra rivoluzionaria (1956-1969)

Titolo Rivista ITALIA CONTEMPORANEA
Autori/Curatori Jacopo Lorenzini
Anno di pubblicazione 2025 Fascicolo 2025/308
Lingua Italiano Numero pagine 25 P. 80-104 Dimensione file 271 KB
DOI 10.3280/IC2025-308004
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Nei primi anni Cinquanta del Novecento iniziano a farsi strada nel dibattito interno all’istituzione militare italiana argomentazioni che tendono a ridefinire la natura della minaccia posta dall’Unione Sovietica. Ripensamenti suscitati da stimoli e spinte provenienti dal contesto internazionale — le crisi nel Mediterraneo, in Algeria e a Suez, e soprattutto quella in Ungheria nel 1956 — trovano una sintesi nella teoria della guerra rivoluzionaria di provenienza francese. Leggendo la Guerra fredda come un permanente conflitto di aggressione all’Occidente da parte del comunismo globale, i teorici della guerra rivoluzionaria identificano nella politica della distensione una delle armi più efficaci a disposizione dell’avversario. Di conseguenza il pacifismo, sia nella sua versione socialcomunista, sia nella declinazione cristiano-sociale, appare come una vera e propria arma nelle mani del nemico. Potrebbe sembrare un discorso tutto interno all’istituzione militare italiana, se non fosse che va a innestarsi in un più ampio discorso politico già presente nel Paese almeno dal 1947, rafforzandolo e legittimandolo da un punto di vista tecnico.

Parole chiave:Guerra fredda, Cold War Studies, Italia repubblicana, guerra rivoluzionaria, pacifismo

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Jacopo Lorenzini, La pace come strumento di guerra. La delegittimazione del pacifismo negli anni della guerra rivoluzionaria (1956-1969) in "ITALIA CONTEMPORANEA" 308/2025, pp 80-104, DOI: 10.3280/IC2025-308004