I grandi organizzatori
Pagine: 280
ISBN:
Edizione: 1a edizione 1972
Codice editore: 1480.10
Disponibilità: Fuori catalogo
Pagine: 280
ISBN:
Edizione: 1a edizione 1972
Codice editore: 1480.10
Disponibilità: Fuori catalogo
«Il contro-altare della Legge di Parkinson e dell'Uomo dell'organizzazione di Whyte» ha definito il libro il Wall Street Journal. «Un'opera altamente interessante, ricca di notizie e contemporaneamente irritante»: così, a nostro avviso più acutamente, ha condensato il proprio giudizio Business Week.
E, aggiungiamo noi, la cui lettura è stimolante non solo per quanti si occupano specificatamente di questa materia - studiosi, imprenditori e dirigenti - ma anche, più in generale, per quanti, qualsiasi sia la loro posizione, ricercano una risposta alla domanda inquietante di dove sta andando la moderna società industriale.
L'obiettivo di partenza dell'A. è indicato nel 1° capitolo: tentare di individuare «i principi e i concetti che possono essere universalmente applicati alle organizzazioni» attraverso un'analisi comparativa dei sistemi e dei metodi applicati in una serie di imprese di successo, al fine di ricavarne delle norme di comportamento utili per i dirigenti.
E questo scopo è pienamente raggiunto: basti pensare all'analisi dei metodi sistematici d'organizzazione e di direzione applicati alla Du Pont, alla descrizione di come e perché si passò da strutture di tipo tradizionale a organizzazioni decentralizzate alla General Motors e alla Westinghouse, all'illustrazione dell'impatto dei nuovi metodi di controllo contabile e finanziario sui sistemi di direzione, ecc. per porre in evidenza l'interesse pratico del volume per i nostri dirigenti che nella maggioranza dei casi sono chiamati oggi a risolvere questi problemi.
Tuttavia l'opera va ben oltre e può essere vista come una storia «dall'interno», ampiamente documentata, della nascita e dello sviluppo delle grandi corporations americane caratterizzate all'inizio dalla trasformazione di una piccola in una grande impresa sotto l'impulso di una forte personalità, autocratica e accentratrice, di un grande «capitano». Il ruolo, quindi, giocato dal capitalismo finanziario. Infine, la nascita della grande impresa moderna, in cui si passa da quella che Dale definisce la fase del «Caesar management» a forme di direzione collegiale e partecipativa.
Per ultimo la fase attuale: la scomparsa, nella grande impresa che domina il mercato, della figura del «proprietario», sia questo rappresentato da un individuo o da una famiglia o da un gruppo ristretto di soci.
La scissione tra proprietà - divisa tra centinaia di migliaia di piccoli azionisti - e management, che detiene l'effettivo potere nell'impresa, pone una serie di nuovi, inquietanti problemi, condensati nell'interrogativo a cui si intitola l'ultimo capitolo: a chi risponde il management? Chi lo controlla? Come assicurare la rispondenza tra gli interessi degli individui che detengono le leve del potere e quelli della collettività? In una parola: verso che tipo di società stiamo andando?
Contributi:
Collana: La società industriale e post-industriale
Argomenti: Sociologia economica, del lavoro e delle organizzazioni
Livello: Testi advanced per professional
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