Lingue minoritarie, lingue nazionali, lingue ufficiali nella Legge 482/1999
Pagine: 240
ISBN: 9788846457769
Edizione: 2a ristampa 2006, 1a edizione 2004
Codice editore: 1260.52
Disponibilità: Limitata
Pagine: 240
ISBN: 9788846457769
Edizione: 2a ristampa 2006, 1a edizione 2004
Codice editore: 1260.52
Disponibilità: Limitata
La Legge 482/1999 con la quale si è inteso, mezzo secolo dopo l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, dare un sembiante di attuazione al suo art. 6 sulle etnie linguistiche minoritarie, offre lo spunto per un discorso che prende l'avvio da una disamina delle singole proposizioni normative, a cominciare dalla stessa rubrica ("minoranze linguistiche storiche") e dalla formulazione del suo primo articolo che avvalora l'ipotesi che si sia voluto, fin dall'inizio, prendere le distanze rispetto ai destinatari della tutela. Gli argomenti vengono qui sviluppati secondo un duplice codice: quello giuridico e quello linguistico. Se spetta al legislatore emanare le norme in materia di lingua, compete invece al linguista, e in misura sussidiaria all'antropologo, al sociologo, allo storico, stabilire quale sia lingua e quale dialetto. Nel caso specifico, se e perché al friulano, al ladino, al franco-provenzale, all'occitano, al sardo, venga riconosciuta dignità di lingua (si segnala però la dimenticanza del romanés, la lingua degli zingari) che è negata, per esempio, al siciliano, all'abruzzese, all'emiliano, al veneto. Il discorso si arricchisce ulteriormente per l'intervento di norme di natura secondaria (Regioni e Comuni) e per le istanze di nuovi riconoscimenti miranti ad inserire, accanto alle lingue "storiche" finalmente legittimate, altre che non lo sono o che neppure esistono. Insorgono perciò delicati problemi sui termini e sui concetti di Repubblica, Stato, autonomia, etnia, lingua e popolazioni, problemi trattati e risolti con snellezza e vivacità di stile, pluralità di prospettive e originalità di posizioni.
L'opera segue passo passo le singole disposizioni della Legge nella quotidianità della vita civile e sociale che coinvolge non solo i singoli parlanti lingue minoritarie, bensì coloro che sono espressione dell'autonomia (Regioni, Province, Comuni), oltre a politici e amministratori, giudici e Università, dirigenti, docenti e famiglie di scuole primarie e secondarie e, non ultimi, i cittadini dell'Unione Europea della quale fanno o faranno parte alcune delle lingue oggi tutelate.
Daniele Bonamore , professore di Diritto e di Filologia italiana in Università italiane ed estere, avvocato, è autore di oltre duecento pubblicazioni, tra cui: Prolegomeni all'economia politica nella lingua italiana del Quattrocento , Bologna 1974; I decreti delegati della scuola , Milano 1976; Disciplina giuridica delle istituzioni scolastiche a Trieste e Gorizia , Milano 1979; Il linguaggio dell'economia e della finanza a Venezia , Udine 1980; Di scuola si muore , Roma, 1993. Ha collaborato e collabora con numerose riviste quali Rivista giuridica del lavoro, Foro amministrativo, Europa Etnica, Giurisprudenza costituzionale, Giustizia civile, Cassazione penale, Consiglio di Stato, Lingua e stile, I problemi della pedagogia, Rivista storica italiana.
Contributi: Manlio Cortellazzo, Michele Salazar
Collana: Il punto
Argomenti: Linguistica - Diritto, giustizia - Sociologia dei processi culturali
Livello: Studi, ricerche
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